giovedì 22 febbraio 2018

Cari maestri

Un bel po' di anni or sono il padre di un mio amico, all'epoca insegnante di scuola media, si trovò davanti alla difficile decisione di bocciare un alunno che meritava sì di essere fermato, ma che era figlio di un delinquente del paese. Bè diciamola, tutta, era proprio affiliato a una nota organizzazione malavitosa e, insomma, il padre del mio amico temeva che una bocciatura avrebbe potuto scatenare rappresaglie. Senonché, durante il colloquio scuola famiglia, il padre del ragazzo, comprendendo la scarsa propensione del figlio allo studio, invitò l'insegnante a non avere scrupoli e a bocciarlo. Narrano le cronache che il padre del mio amico seguì il consiglio del genitore e proseguì serenamente la sua carriera.
Altri tempi. Oggi basta un rimprovero e il povero insegnante se è fortunato deve pagarsi un avvocato, altrimenti, bé...almeno le cure in pronto soccorso sono gratuite.
Cos'è cambiato, cos'è che ha reso la scuola, e i professori, meno autorevoli?
Una dose di responsabilità ce la dobbiamo prendere noi genitori. A un certo punto della sua carriera di insegnate di scuola media, mia madre non vedeva l'ora di levare le tende, non tanto per gli alunni, quanto per i genitori, diceva.
Un tempo si affidavano i figli ai maestri con la grata certezza che li avrebbero formati col loro sapere. Oggi, diciamocelo, non è sempre così, e alzi la mano chi almeno una volta non ha dubitato delle scelte (e delle capacità) didattiche di un insegnante dei propri figli, quando non le ha addirittura criticate davanti a loro. Degli insegnanti si ha, per vari motivi, sempre meno rispetto, e questo aspetto si tramanda dai padri ai figli.
Ci sono, certo, le dovute differenze. Un'amica mi raccontava che quando lavorava a Verona, i genitori dei suoi alunni prendevano sul serio i richiami rivolti ai ragazzi, mentre da quando è tornata nella nostra provincia, gli alunni sono i primi che se la ridono se lei invia una nota scritta ai genitori e questi ultimi, sempre che si prendano la briga di andare a parlarle, sono sempre pronti a giustificare i figli. Probabilmente il fatto che prima insegnasse in una scuola della buona borghesia veronese e oggi in dei paesoni di periferia ha il suo peso, però, chissà.
C'è poi una perdita di autorevolezza che va imputata alla scuola stessa, rea di aver accorciato le distanze tra professori e alunni in maniera troppo disinvolta. Per carità, non rimpiango i maestri che infliggevano punizioni corporali o che semplicemente terrorizzavano gli scolari con uno sguardo, ma oggi si esagera in un buonismo senza senso, al punto che ho visto insegnanti tremare se venivano scoperte ad alzare un po' la voce con alunni terribilmente maleducati.
Oggi alle insegnanti si dà del tu, si risponde con ironia (se non con insolenza), si trattano come le amiche della mamma, dimenticando una cosa: che non sono zie affettuose, amiche, né tantomeno figure materne. Sono insegnanti.
Cosa dovrebbe fare la scuola per ristabilire i ruoli? Non lo so. A me sembra che i professori abbiano armi spuntate, se adesso anche bocciare è diventato tabù. Che poi qual è la ratio di questa scelta? Forse che non "costringendo" i ragazzi a studiare compiranno più volentieri il loro dovere? Sarebbe come dire che da domani aboliamo le contravvenzioni e i punti sulla patente, certi che questa botta di fiducia porterà i guidatori a essere più responsabili. Sì, certo, crediamoci.
Tra l'altro, io di insegnanti incattiviti che provano gusto a bocciare non ne ho mai conosciuti, anzi, ho sempre notato uno spirito opposto. La bocciatura è una scelta sofferta, fatta in casi estremi, quando non rimane altra scelta. Del resto, il diploma "d'ufficio", a che serve?
Cari ministri, ma voi vi fareste mai curare da un medico che all'università non era obbligato a studiare e che ha superato gli esami perché lo stabilisce la legge? Pensiamoci.

4 commenti:

  1. "Promozioni d'ufficio"? Che il Signore ce ne scampi! Tanto varrebbe non mandarli proprio a scuola i nostri figli. Sono molto d'accordo con quello che hai scritto e sono sicura che su dieci persone almeno nove lo sarebbero eppure constato anche io che gli insegnanti hanno perso la loro autorevolezza e la colpa è quasi tutta di noi genitori. Mi ricordo che in prima elementare una maestra mi fece notare che Matteo era un bambino troppo calmo e tranquillo e che secondo lei ciò avrebbe potuto creargli problemi in futuro. Io ci rimasi malissimo, quasi mi offesi, poi però ci ragionai con calma e mi resi conto che poteva aver ragione. Oggi Matteo continua ad essere un bambino tranquillo ma si è "svegliato" quel tanto che basta per interagire serenamente con i compagni, per farsi una risata quando gli altri lo prendono in giro o, al limite per difendersi. Nei giorni che passai a riflettere su quelle parole non esternai mai le mie perplessità. Tuttora sono solita dire che la maestra ha sempre ragione anche quando sbaglia, che è un essere umano con le sue simpatie e antipatie e che per questo bisogna trattarla con rispetto. E'una questione di rispetto dell'autorità che va insegnato, punto. Certo che poi non si può insegnare nulla se prima non lo si conosce.
    Ti capita mai di pensare che per il tramite dei nostri figli abbiamo la possibilità di cambiare il mondo?

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    1. Mi capita di pensare che educando i nostri figli abbiamo una grossa responsabilità nei confronti degli altri: cresciamo gli uomini e le donne del futuro, se saranno uomini e donne "cattivi" saranno altri a pagarne le conseguenze. Ma forse ci facciamo troppi problemi. La furberia, la capacità di sopraffare e di farsi notare oggi sono virtù (e da qui capisco i timori della maestra di tuo figlio).
      Mi chiedeva ieri un'amica se fosse normale che tanti genitori non solo non sgridano i figli prepotenti, ma che di quegli atteggiamenti se ne fanno addirittura un vanto. La scuola e la società sono due specchi che si riflettono (e si influenzano), ci sarebbe bisogno di un cambiamento radicale che probabilmente si avrà solo dopo aver toccato il fondo.
      Tuttavia io continuerò a educare i miei figli parlando loro di rispetto, di empatia, di compassione e gentilezza. Forse non cambierò il mondo, ma almeno sentirò di aver compiuto il mio dovere.

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  2. Ma se ti dico che ci sono compagni di classe di mia figlia, in quinta elementare, che affermano senza problemi e anzi vantandosene cin gli amichetti che l'indomani non andranno a scuola perché si scocciano? E che i genitori lo sanno che è quello il motivo e li assecondano?
    Certo gli insegnanti non hanno vita facile davanti ad alunni del genere...con genitori simili alle spalle poi.
    Ristabilire i ruoli, certo che andrebbe fatto! Il come non lo so, purtroppo, ma sicuramente quello che scrivevo da me l'altro giorno ricordando la mia maestra oggi sembra un pò un miraggio... E tu me lo confermi con le tue riflessioni amare.
    La vedo dura.

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    1. Se me lo dici...ci credo, poiché son cose già viste e sentite, ahimè. E di questo sono responsabili i soli genitori, per i quali i figli hanno sempre ragione, anche quando non hanno voglia di andare a scuola. Che dire, neanche le maestre di una volta potrebbero arginare questa deriva.

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