venerdì 3 febbraio 2017

Storia della bambina perduta

Scorrono rapidi gli ultimi trent'anni di Lenù e Lila: Storia della bambina perduta, quarto capitolo della saga dell'Amica geniale, si legge tutto d'un fiato, trascinati dai mille interrogativi che la storia suscita capitolo dopo capitolo.
Come ha fatto Lila a mettere su un'azienda di successo e a soppiantare il boss del quartiere? Che tipo di rapporti ha intessuto con gli amici del rione che la venerano come una divinità e si affidano in tutto e per tutto alle sue decisioni? Cosa è successo ad Alfonso? Chi c'è dietro la morte di Michele e Marcello? Che fine ha fatto Lila, scomparsa all'inizio della saga? E che fine ha fatto la bambina del titolo?
Elena, come al solito voce narrante, li pone e ce li pone, trascinandoci, con quello stile ormai familiare della Ferrante, da un capitolo all'altro desiderosi di arrivare prima poi al bandolo della matassa.
Questa volta la storia riprende a Napoli dove Elena, lasciato il marito, decide di trasferirsi con le figlie per seguire Nino. Il ritorno nella sua città, sebbene in un quartiere molto più prestigioso di quello in cui è cresciuta, è l'occasione per riallacciare i rapporti con Lila che all'inizio del libro farà di tutto per riavvicinarsi. Forte del successo lavorativo e personale, si adopererà come nume protettore dell'amica, con discrezione e senza intromettersi nella sua vita, pronta a intervenire quando le circostanze lo richiederanno.
E così seguiamo questo rapporto di amicizia complesso e struggente, snodarsi dalla fine degli anni '70 fino quasi ai giorni nostri, con una doppia gravidanza che renderà le due protagoniste, se possibile, ancor più vicine. Ci saranno terremoti, lutti, amori finiti, delusioni e momenti di buio. Lila ed Elena, pur invecchiando, continueranno a pungolarsi e ad essere indispensabili l'una per l'altra.
Purtroppo, nonostante una narrazione densa e coinvolgente, il finale è amarissimo. Non solo perché il lettore arriva in fondo con una sete di risposte che non sarà soddisfatta, ma anche perché, dopo tanto combattere, sembra non esserci salvezza per le nostre protagoniste. Il motivo forse ce lo spiega la stessa Ferrante quando scrive che a differenza dei racconti, "la vita vera, quando è passata, si sporge non sulla chiarezza ma sull'oscurità". Ecco, la sensazione è che l'autrice non abbia lasciato spazio al sentimentalismo, al romanzesco, al lieto fine dei racconti, ma abbia voluto rendere questa storia di un realismo talmente vivido al punto da far male come la conclusione di certe vite.
Per chi ha amato questa quadrilogia posso solo aggiungere che è già in cantiere una serie tv prodotta dalla Rai e che dovrebbe vedere la stessa Ferrante coinvolta nella sceneggiatura. La storia di Lila ed Elena, quindi, continua, e chissà che la narrazione sullo schermo non ci regali qualche risposta in più.

Storia della bambina perduta, Elena Ferrante, edizioni e/o

Questo post partecipa al Venerdì del libro di HomeMadeMamma


2 commenti:

  1. Ciao io ho divorato tutti i libri della saga. L'amaro in bocca ci sta in una storia cosi. Non vedo l'ora di vedere la serie

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    1. Be' certo, non mi aspettavo un finale come certe serie Tv che si concludono con festeggiamenti che riuniscono tutti i personaggi, ma contavo in qualche risposta in più, e soprattutto non mi aspettavo una fine così solitaria per Elena.
      Poi certo, nel complesso ho apprezzato questa quadrilogia e anch'io aspetto con ansia la trasposizione sul piccolo schermo.

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