mercoledì 30 marzo 2016

Il socio

Come mai Mitchell Mc Deere, giovane e brillante laureando in legge ad Harvard, viene contattato da uno studio legale che fa di tutto pur di averlo tra i suoi avvocati? Come può Bendini, Lambert&Locke, piccolo e sconosciuto gruppo di associati con sede a Memphis specializzato in questioni fiscali, offrire stipendi così allettanti ai suoi membri? Perché nessun socio ha mai lasciato lo studio?
Sono queste le domande che pervadono il lettore dopo le prima pagine di Il socio, il famoso legal-thriller di John Grisham che ispirò l'omonimo film di Sidney Pollack.
Senza troppi preamboli, il libro entra subito nel vivo e ci porta a frequentare con Mitch lo studio Bendini, Lambert&Locke. Ci fa ammirare la luci notturne di Memphis, tra ponti e vecchi edifici adibiti un tempo al commercio del cotone, ci introduce in un ambiente selezionato dove non sei nessuno se non fatturi almeno quaranta ore a settimana e ci fa sentire svuotati e sovraccarichi di faldoni da studiare proprio come Mitch, che per il troppo lavoro vede in pericolo il suo matrimonio con Abby.
Non c'è che dire, anche se non conoscevo Grisham, (e sì, me ne rammarico), il suo stile, il suo modo di reggere i fili del racconto, mi sono piaciuti subito. E sebbene la quarta di copertina sveli in maniera inopportuna molte delle risposte alle domande precedenti (perché, dico, perché lo fate, signori editori?), il romanzo non perde mai il suo appeal.
Non appena ti sembra di aver capito cosa c'è sotto e la tensione scema, subito Grisham la riattiva. Così, tra colpi di scena e misteriosi maneggi, ci porta anche in giro per gli States e i Caraibi. I cambi di ambientazione, tutti funzionali alla trama, hanno il vantaggio di trasportare il lettore in paradisi naturali come le isole Cayman, facendoci sognare di bianche spiagge dall'acqua trasparente, o in luoghi turistici come Panama city beach che tanto ricorda la costiera romagnola con le sue file ininterrotte di alberghi, porticcioli e ombrelloni.
Unico neo, a mio avviso, il finale, che mi ha leggermente delusa. Resta la sensazione che Mitch, pur così abile e intelligente, non esca vincitore, almeno non del tutto. Si tratta, però, di una considerazione personale e forse la bravura di Grisham, e il fascino del romanzo, sta proprio in questa capacità di spiazzare il lettore fino alla fine.

Il socio, di John Grisham, Oscar Mondadori, trad. di Roberta Rambelli


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