lunedì 8 giugno 2015

L'ultimo giorno

Mi sembra impossibile che già nove mesi siano passati da quella mattina di metà settembre quando, tremante come una foglia, spaurito come un pulcino bagnato, aspettavi l'inizio di quella nuova avventura chiedendomi se davvero ci sarebbero stati i tuoi vecchi compagni.
A vederli un po' il cuore ti si è aperto, ma mica tanto. Lo dimostrano le foto scattate tutti insieme vicino al cancello dirimpetto alla scuola. Il visino sottile, tirato, le spalle sovrastate da quello zaino enorme che quando papà l'ha portato a casa mi sono detta "ma che se ne farà mai di un affare così grande?". Non sapevo quanto mi sbagliavo.
Ecco, 200 giorni dopo, questa prima avventura sta per terminare e io ho già il magone, come quando ero io ad andare a scuola. Solo che adesso l'alunno sei tu, e poco importa che tra qualche mese varcherai di nuovo quella porta per iniziare la seconda elementare, pardon, primaria. A me sembra già che tu abbia preso il volo, che il percorso sia tracciato e la strada sia in discesa. La verità è che, mi piaccia o no, ti sei incamminato sulla china che ti porterà alla maturità, in tutti i sensi, il bambino pian piano lascerà il posto al giovane, e non riesco a non sentirmi persa. E un po' inutile.
A ripensarlo, quest'anno volato, è un mosaico di tanti momenti. I primi pomeriggi di studio in cucina, quando ancora non avevi la tua cameretta. Il mio sgolarmi (che, con la finestra aperta per via del tepore autunnale, mi avrà sentita tutto il paesello) e il tuo nervoso rinunciare davanti alle difficoltà di quel foglio a quadretti dove, sebbene tu sapessi già scrivere in stampatello, le lettere si perdevano senza ordine, come se non ci fossero né margini, né righe. Le mie apprensioni davanti alle tue difficoltà, per me incomprensibili, quelle manine che si passavano indecise la matita: la destra, la sinistra, qual era quella giusta?
Il lento avvio, poi la strada, mancina, trovata, il trotto, e, mentre passavamo alla scrivania nuova della tua cameretta, il galoppo. In qualche modo ce l'avevi fatta a superare i tuoi ostacoli, la macchina è partita, non ti sei più fermato. D'un tratto la mia presenza è stata solo un supporto alla mancanza di fiducia in te stesso.
In questo tuo primo anno di scuola, tanti ricordi del mio primo anno che sembravano annegati per sempre son tornati a galla. Non sempre è piacevole rivangare il passato, non in questo specifico momento della mia vita, ma così è: essere genitori ti fa tornare bambino in mille impensabili modi.
Ecco, oggi, per l'ultima volta almeno per un po', ti accompagnerò a fare i compiti. Mi siederò accanto a te, ti ascolterò, ti correggerò se sarà necessario. Da domani, poi, liberi tutti.
Andiamo a mettere la parola fine sui tuoi quadernoni, con quella tua grafia che, nonostante gli sforzi, è rimasta sghemba e disordinata. E' normale, dicono, i maschi non hanno una bella calligrafia. Se farà il medico, mi hanno detto le tue maestre, non sarà un problema, si sa che i medici scrivono con le zampe di gallina. In realtà, per adesso tu vuoi aprire un autolavaggio. Non so, quanto è importante la calligrafia per chi gestisce un autolavaggio?

4 commenti:

  1. Emozioni bellissime e irripetibili! Il mio ha finito la prima media, ma il primo anno delle elementari è un ricordo indelebile!

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  2. E' vero! Dovrei solo essere felice per lui, eppure non posso fare a meno di provare un po' di malinconia, è una sensazione difficile da spiegare.
    Grazie di essere passata!

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  3. Ecco, anche tu emozioni molto simili alle mie :-)
    Buona continuazione, chissà dove ci porterà questo meraviglioso cammino!

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    1. L'importante è essere sempre preparate e dotate dell'attrezzatura adatta a ogni terreno ;-)

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